Il presepe di questo anno 2024 che si affaccia sul Giubileo del 2025 non poteva non tenerne conto.
E allora dei muri come quelli che che nazioni, gruppi o singoli costruiscono per tenere fuori gli altri o per un vano senso di protezione.
Se rileggessimo la Storia scopriremmo che nessun muro c’è riuscito; non c’è riuscito il Vallo di Adriano, non ce l’ha fatta la Grande Muraglia Cinese e nemmeno il Muro di Berlino: gli altri, prima o poi, sono passati oppure l’hanno aggirato o anche lo hanno abbattuto. Al momento ce n’è ancora uno tristemente famoso proprio nella terra di Gesù, ma pure questo finirà per cadere…
Sui muri di mattoni impastati di odio, indifferenza e paura, tenuti insieme dalla malta intrisa di lacrime, sangue e dolore, come manifesti della nostra disumanità: scene di guerra, di miseria, di scempio dell’ambiente, dei tanti modi di rovinarsi la vita.
E in mezzo a tutto questo catalogo della disperazione, si spalanca una porta: grande, maestosa, incredibilmente fuori luogo messa lì, come le immagini che la decorano che raccontano la storia di una umanità diversa che sbaglia e viene perdonata, che cade ma si rialza, che crede nell’impossibile e che non sarà mai lasciata sola nella prova.
Di là dalla porta un Bambino sorride tendendo le braccia per accogliere tutti.
Noi siamo pellegrini che camminano verso quell’abbraccio sperando contro ogni disperazione, rialzandoci quando cadiamo sul cammino della vita e lo faremo con minore fatica se accetteremo l’aiuto di quella mano tesa verso di noi.
Buon Natale!
Carlo, Marco, Raffaela e Ornella