Lettera all’Arcivescovo, ai Vicari episcopali, ai miei confratelli e a tutti i fratelli e sorelle nella Fede

Carissimo Arcivescovo Mario,

carissimi vicari episcopali,

carissimi confratelli,

carissimi fratelli e sorelle nella Fede,

vi scrivo poche ma sentite righe per chiedere scusa per la celebrazione di domenica 24 mattina nelle acque del mare di Capo Colonna.

Mi trovavo lì con un gruppo di ragazzi dell’oratorio con i quali abbiamo condiviso una bellissima esperienza di lavoro presso i beni confiscati alla mafia e gestiti da Libera. Domenica, ultimo giorno di campo, avevamo in programma di celebrare la Messa e poi di vivere una giornata di mare prima del rientro a Milano.

Quando siamo arrivati presso la pineta dove era prevista la celebrazione, nei pressi della spiaggia, non ci è stato possibile entrare per via di una manifestazione organizzata da un’altra associazione che aveva riservato l’intera area alle proprie attività. Gli organizzatori del campo ci hanno quindi portati in un’altra spiaggia, dove però non erano presenti zone d’ombra e la sabbia era già rovente. Abbiamo cercato altre zone idonee alla celebrazione, ma non avendone trovate mi è sembrato significativo, nel contesto del campo appena vissuto, celebrare in acqua, immersi nella “terra” che ci ha accolto per lavorare e riflettere nei giorni che avevamo appena trascorsi. Quando una famiglia che si trovava nei paraggi ci ha sentiti ci ha offerto il suo materassino come altare e io ho deciso di accettare.

Non era assolutamente mia intenzione banalizzare l’Eucarestia né utilizzarla per altri messaggi di qualunque tipo, si trattava semplicemente della Messa a conclusione di una settimana di lavoro con i ragazzi che hanno partecipato al Campo e il contesto del gruppo (ragazzi che per una settimana hanno celebrato e lavorato con me) mi è sembrato sufficientemente preparato per custodire la sacralità del Sacramento anche nella semplicità e nella povertà dei mezzi.

Ma i simboli sono forti, è vero, e parlano, a volte anche in maniera diversa da come vorremmo. É stato ingenuo da parte mia non dare loro il giusto peso.

Vi assicuro che non sono mancate l’attenzione e la custodia alla Parola e all’Eucarestia, ma fuori contesto la forma è più eloquente della sostanza e un momento di preghiera vissuto con intensità e significato dai ragazzi lì presenti ha urtato la Fede di molti: ne sono profondamente amareggiato.

Leggendo il bellissimo comunicato della Diocesi di Crotone e Santa Severina, rilanciato anche dalla nostra (Riscoprire la bellezza dei simboli liturgici), riconosco di aver mancato nell’attenzione necessaria alla valorizzazione di un Mistero così grande e così indegnamente affidato alle nostre umili mani. Ho sempre vissuto la celebrazione eucaristica con profonda consapevolezza dell’immenso Mistero di amore che esso cela e veicola e in otto anni di ordinazione quella è stata la prima volta che non ho indossato almeno camice e stola. Ma mi rendo conto che anche solo una volta è di troppo.

Chiedo umilmente scusa dal profondo del cuore anche per la confusione generata dalla diffusione mediatica della notizia e delle immagini: non era assolutamente mia intenzione che avesse tale risalto, tanto che per la celebrazione avevamo scelto un luogo inizialmente isolato e lontano dagli ombrelloni (anche se poi qualche persona, avendoci visti da lontano, si è aggiunta alla celebrazione).

Nella Messa che lunedì pomeriggio ho celebrato in chiesa in parrocchia a San Luigi ho chiesto perdono al Signore per la mia superficialità che ha fatto soffrire tanti.

Spero che possiate comprendere le mie buone intenzioni, macchiate da troppa ingenuità, e accettare la mia sincera richiesta di perdono.

Con una preghiera per la nostra Chiesa e per tutti noi,

don Mattia